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Una volta accettato il principio che si può censurare qualcosa, decidere cosa è solo una questione politica.

Quintarelli vede nero, ed ha ragione. Cito da un articolo del Corriere della Sera:

«In caso di accertata apologia o incitamento, il ministro dell’Interno – si legge nel testo – dispone con proprio decreto l’interruzione dell’attività indicata, ordinando ai fornitori di servizi di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine, applicando sanzioni pecuniarie per gli inadempienti». «In questo modo – commenta D’Alia – diamo concretezza alle nostre iniziative per ripulire la rete, e in particolare il social network «Facebook», dagli emuli di Riina, Provenzano, delle Br, degli stupratori di Guidonia e di tutti gli altri cattivi esempi cui finora si è dato irresponsabilmente spazio».

Da notare la parte in grassetto, il nostro senatore chissà se un giorno ci spiegherà come bloccare/censurare i singoli gruppi su Facebook (non si può, o per lo meno non così facilmente, è solo un esempio per prendere applausi).