Skip to main content

Prigionieri del Fisco fino al 21 giugno

Tratto dal Corriere della Sera

Tax Freedom Day. Svanito il sogno delle due aliquote Irpef, la pressione tributaria ricomincia a salire. E così la liberazione dalle tasse torna ai livelli del 2001.

Prigionieri del Fisco fino al 21 giugno.

Il contribuente medio dovrà lavorare 172 giorni per pagare imposte e contributi, uno in più del 2005

Il Fisco ci ruba altre ventiquattro ore. Nel 2006 il contribuente tipo dovrà lavorare 172 giorni per pagare imposte, tasse e contributi, uno in più rispetto al 2005. E solo dalla mattina del 22 giugno potrà cominciare a pensare, finalmente, a sé e alla propria famiglia. E festeggiare così il «Tax Freedom Day», il giorno di liberazione dal giogo del Fisco.

Complessivamente Irpef, contributi, Ici, Iva e altre imposte sui consumi si divorano 19.071 euro dei 40.521 guadagnati da un impiegato di buon livello. Il carico tributario complessivo arriva così al 47% contro il 46,8% dell’anno scorso.
La pressione fiscale, insomma, è tornata a salire dopo un 2005 che aveva lasciato ben sperare e nel corso del quale si erano guadagnati ben tre giorni rispetto al pessimo 2004.
Anno bisesto e funesto per tutti noi. Fiscalmente parlando.
Peggiora di un giorno anche il Tax Freedom Day dell’operaio, l’altro contribuente tipo che CorrierEconomia, con l’aiuto dell’ufficio studi della Cgia di Mestre, utilizza dal 1990 per calcolare quanto il Fisco pesi sul budget delle famiglie italiane.
L’operaio, stipendio lordo di 20.295 euro, dovrà lavorare 136 giorni, vale a dire fino al 16 maggio, per pagare imposte, tasse e contributi. La liberazione fiscale scatta quindi il 17 maggio con 24 ore di ritardo.

Il piccolo, imprevisto, slittamento in avanti del Tax Freedom Day è facile da spiegare: la Finanziaria 2006 non ha portato alcuna riduzione delle imposte sui redditi. E così l’anno che doveva segnare la nascita del Fisco a due aliquote, inizia con un sapore amaro. Nei piani del governo, e nel Contratto con gli italiani stipulato in diretta tv da Silvio Berlusconi, il 2006 avrebbe dovuto segnare, infatti, il Big bang del nuovo Fisco con la nascita una sorta di tassa piatta sui redditi con solo due aliquote: il 23% fino a 100.000 euro e il 33% oltre questa soglia.

Le aliquote Ire, l’ex Irpef, invece sono rimaste 4 come l’anno scorso e arrivano fino al 43%. La lunga crisi economica, la ripresa che non c’è, e le cattive condizioni del bilancio pubblico hanno impedito al Fisco a due marce di venire alla luce. E così, ironia della sorte, il giorno di liberazione fiscale è tornato al 22 giugno, la stessa data del 2001, l’anno in cui è iniziato il secondo governo Berlusconi. Come se nulla fosse cambiato. Intendiamoci, in questi cinque anni l’Irpef è diminuita, ma l’inflazione, i tributi locali e le imposte indirette si sono piano piano mangiati tutti gli sgravi concessi con i primi due moduli della riforma, ormai incompiuta. L’elaborazione 2006 ha riguardato, come sempre, due nuclei familiari, dove solo il padre lavora e ha carico la moglie e un figlio di età superiore ai tre anni. Le due famiglie vivono in una città della Lombardia (e quindi dovranno pagare l’addizionale regionale), hanno una casa di proprietà di 100 metri quadrati. Possiedono un’ auto di media cilindrata e un’utilitaria (l’operaio solo la prima).
I calcoli di contributi e Irpef sono stati fatti dall’Ufficio studi dell’Associazione artigiani di Mestre. E’ stata ipotizzata una detrazione per le opere di ristrutturazione edilizia di 147 euro per l’impiegato e di 74 euro per l’ operaio, con un leggero aumento rispetto all’anno scorso perché ora lo sgravio è salito dal 36% al 41% (ma in compenso è aumentata l’Iva). I consumi sono quelli medi delle famiglie italiane. La composizione della spesa è stata leggermente variata rispetto all’anno scorso in considerazione del forte rincaro del petrolio e delle tariffe. I prezzi di beni e servizi sono stati aumentati del 2%, in linea con l’inflazione e, quindi, meno dell’incremento dei salari, con l’eccezione di due voci. I costi di bollette e riscaldamento e le spese per l’auto sono state incrementati del 5%. Il caro greggio ha così finito per togliere risorse finanziarie alle due famiglie che arrivano a fine anno con i risparmi contati. E se qualcosa nel corso dell’anno dovesse andare storto, o il Fisco avesse bisogno di risorse fresche, magari dopo le elezioni, ecco che il budget potrebbe tingersi di rosso. Auguri a tutti. E speriamo di cavarcela anche stavolta.

Massimo Fracaro

09 gennaio 2006